Federico Paulovich è uno dei più interessanti batteristi italiani. Classe 1985, cresciuto musicalmente tra la Brianza e gli Stati Uniti d’America, è musicista, insegnante, didatta e divulgatore. E’ il batterista della band metal Destrage, ma suona qualunque genere musicale, in numerosi progetti. Qui lo potete vedere in azione:
Qualche tempo fa è stato intervistato dal canale Youtube Suonare la batteria (un canale che consigliamo di seguire a tutti gli appassionati di musica) e, tra le altre cose, ha raccontato nel dettaglio come ha iniziato a suonare… ovviamente, è stato grazie alla banda del suo paese! Sentiamo nel dettaglio cosa dice:
Forse nemmeno Federico se ne è reso conto, ma in poche parole e in poco più di un minuto ha descritto nel dettaglio quello che una banda fa per la comunità. Andiamo con ordine:
“E’ arrivata la banda a fare le dimostrazioni a scuola… quando ero in quarta elementare”.
Ovviamente esistono delle eccezioni, ma in generale (chissà perché?) in Italia l’educazione musicale scolastica è spesso limitata alle poche nozioni ricevute durante i tre anni di scuole medie (e in alcuni casi alle elementari), che vengono presto dimenticate. Oppure si può optare per il sistema dei conservatori (l’AFAM, Alta Formazione Artistica e Musicale), che danno una preparazione di livello professionale. In mezzo, il nulla: il musicista amatore, l’appassionato di musica che suona dignitosamente uno strumento e sa leggere uno spartito (e grazie a questo può essere un fruitore più maturo di tutta l’offerta dell’industria culturale musicale, a tutti i livelli) semplicemente non esce dal sistema scolastico italiano. L’istituzione dei licei musicali (che speriamo prendano sempre più piede) ha in parte ovviato a questa lacuna, ma se parliamo di educazione musicale di massa, la situazione è quella descritta.
Ma ecco che, dove non arriva la scuola pubblica, ci sono le associazioni… Quanti hanno cominciato a suonare da piccoli (e anche da grandi) grazie alla banda del paese? Alcuni di loro (come Federico) hanno fatto della musica la loro vita e la loro professione, ricavandone grandi soddisfazioni. Altri hanno fatto poi altro ma in tutti, bene o male, qualcosa è rimasto: una maggiore cultura musicale.
Ma non è finita qui: “Gli strumenti te li dava la banda, era una cosa fighissima […] le lezioni non le paghi neanche”.
Non solo cultura musicale, ma per giunta erogata a costo quasi zero (che cosa fighissima!). A parte forse la totale gratuità delle lezioni (cosa un po’ difficile da sostenere in questi anni… ma anche se non sono totalmente gratuiti, i corsi di musica nelle bande hanno comunque costi irrisori), il prestito in comodato gratuito dello strumento musicale è un punto di forza di qualunque corso bandistico. Anche se tutto sommato uno strumento musicale costa molto meno di altri oggetti -anche superflui- che fanno parte della nostra vita e di quella dei nostri figli, per un genitore la possibilità che il figlio possa provare a suonare e vedere come si trova, prima di fare un investimento che per molti può essere oneroso, è una cosa meravigliosa e utilissima. Se ci pensate, è qualcosa che non ha eguali da nessun’altra parte: a scuola i libri si pagano, e anche cari. In un corso di musica non ad indirizzo bandistico lo strumento va acquistato dall’allievo. In numerosi sport, l’abbigliamento e l’attrezzatura vanno comprati. In una banda no: lo strumento viene dato gratis… Non male, vero?
E per quanto riguarda la didattica e l’approccio all’allievo? Sappiamo che a volte il primo contatto con uno strumento a fiato non è proprio immediato… Con un pianoforte basta schiacciare un tasto per produrre un suono, e in poco tempo si può strimpellare una melodia (ovviamente per suonarlo bene serve tutt’altro impegno…!), ma con uno strumento a fiato spesso occorre una certa applicazione anche solo per produrre un suono. Questo può scoraggiare a volte… Ma per fortuna nelle bande l’attenzione agli allievi è alta…! Dopo aver provato (senza troppo successo) il clarinetto e la tromba, il giovane Federico pensa: “Forse la musica non è la cosa che mi interessa veramente fare…”, e allora l’insegnante: “Va be’ dai, non vuoi provare la batteria?”. “Guarda” -risponde Federico- “Effettivamente è quello che avrei sempre voluto fare… ma abito in un palazzo…”
A questo punto, cosa risponde l’insegnante? Qualcosa del tipo: “Ah che peccato… Va be’, pazienza, ne riparleremo quando ti trasferirai in una villetta”? Assolutamente no… Tutto il contrario, ovvero: “Ma non ti devi preoccupare! Questo è un pad [per chi non lo sapesse: è una superficie di gomma che, quando è colpita con le bacchette, simula la risposta della pelle del tamburo e permette di esercitarsi senza fare rumore], queste sono le bacchette e poi per studiare batteria puoi venire giù in sede della banda”.
In due frasi, la dimostrazione lampante della cura e dell’attenzione agli allievi, della ricerca del percorso musicale più personalizzato, quello che può portare a tirare fuori il meglio da ciascuno di noi. Qualunque insegnante di banda sa che in ogni ragazzo e ragazza può esserci un dono, si tratta di aiutarlo ad esprimerlo al meglio. Facile insegnare a chi è dotato, a chi impara subito… Ma cosa succede con chi fa un po’ di fatica? Se l’allievo collabora e se si trova il percorso giusto, a volte, anche quelli che fanno un po’ di fatica all’inizio possono ottenere grandi risultati… Magari non sempre diventano dei super professionisti come Federico Paulovich, ma di sicuro possono iniziare un percorso musicale che dà soddisfazione!
Riassumendo: cultura musicale, trasmessa a costo zero e con grande attenzione alla personalità di ognuno. Proprio per tutti i motivi descritti da Federico Paulovich, ogni paese dovrebbe tenersi stretta la propria banda musicale, se ha la fortuna di averla…!
L’intervista completa è questa: